Mi piace mantenere lo Suminagashi come una pratica a sé stante, che racconta le tracce di quello che succede in un momento speciale, una pausa dal giudizio e dall’aspettativa di un risultato controllabile.
Lo Suminagashi è mettersi a proprio agio, viaggiare e scoprire ispirazioni senza mai raggiungere l’obiettivo, attualmente uno straordinario privilegio.
Intorno agli strumenti per realizzare lo Suminagashi, ho sviluppato una innocua ossessione per la ricerca degli oggetti della pratica. Guardando alla tradizione e cultura orientale, oggetti perfetti e funzionali anche nelle versioni più semplici e rudimentali.
Molti pennelli di origine animale, sintetici non meno straordinari. Ho trovato parecchi Suzuri, le pietre per sciogliere e contenere l’inchiostro. Lo Suzuri lo scelgo a seconda dell’estro ed eventualmente del luogo dove mi trovo.
Quando non sono in studio cerco di praticare Suminagashi, col mio kit da viaggio.
Basta poco, anche un piatto con dell’acqua e il bastoncino di inchiostro solido, realizzato a mano e profumatissimo di essenze naturali, e un paio di pennelli, tutto dentro ad un astuccio.
Il bastoncino solitamente è ottenuto da una composizione di fuliggine di legni resinosi, come il pino, colla animale e canfora.
Esistono moltissimi tipi di bastoncini che si differenziano nel colore e nella lucentezza della pennellata proprio per il tipo e modo di miscelare questi pochi elementi, con variabili simili a delle sfumature di carattere.
Gli inchiostri più belli, lisci e nerissimi li ho comprati direttamente in Cina dal sito Inkston dove vorrei comprare ogni cosa, anche la straordinaria carta centenaria di Xuan patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco!
Non da meno gli inchiostri giapponesi Kinkoen. Bastoncini dall’intenso profumo e dalle gradazioni più raffinate, sono realizzate da secoli nell’antica tradizione della manifattura della prefettura di Nara.
